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La Libreria Albčri
La Libreria Albèri restituisce un tratto fondamentale di quel tracciato orvietano rinascimentale che si sviluppò nel cantiere quattrocentesco del Duomo intorno ai grandi artisti presenti nel corso del XV secolo: Gentile da Fabriano, Piermatteo d'Amelia, Antonio da Viterbo, Pinturicchio e, sulle impalcature della Cappella Nova, Beato Angelico e Luca Signorelli. Il suggestivo ambiente, inserito tra la cattedrale e i Palazzi Papali, fu edificato nel 1499 per accogliere la biblioteca dell'arcidiacono Antonio Albèri (1423 ca -1505), che nel testamento (1482) dispose di lasciare al duomo la sua raccolta: oltre 300 volumi, tra manoscritti e preziosi incunaboli.
Conseguito il dottorato in utroque iure presso lo Studium perugino, Albèri fu introdotto nella cerchia culturale di papa Pio II e del nipote Francesco Todeschini Piccolomini, del quale divenne precettore e segretario. Quando Todeschini Piccolomini nel 1503 salì al soglio pontificio con il nome di Pio III, lo nominò vescovo di Sutri e Nepi.
È sull'esempio della Libreria Piccolomini, realizzata all'interno della cattedrale senese (1492-1507), che Albèri progettò di far costruire un nuovo ambiente per ospitare la sua biblioteca. Esso fu decorato tra il 1501 e 1503, negli stessi anni in cui era attivo il cantiere della Cappella Nova affidato a Luca Signorelli: il ciclo di affreschi è dedicato agli autori delle principali discipline di studio e risulta profondamente connesso a quello del Giudizio sia nel tema degli studia humanitatis, sia nella ripresa della linea stilistica signorelliana dovuta forse a vicini collaboratori.
Lo schema della decorazione risulta così articolato:
sulla parete occidentale
I e II lunetta – TEOLOGIA – rappresentata da S. Agostino, S. Gregorio Magno, S. Girolamo e S. Ambrogio;
sulla parete meridionale
I lunetta - IUS CANONICUM - rappresentato da due figure non identificabili;
I finestra - IUS CANONICUM – con Pio II, S. Bonaventura e S. Tommaso d'Aquino;
II lunetta – IUS CANONICUM/ PHILOSOFIA – con D. Benedictus Capra e M. So[...]nus;
II finestra – IUS CIVILE – con Ulpiano, Bartolo da Sassoferrato e Baldo degli Ubaldi;
III lunetta – MEDICINE – con Ippocrate e Galieno;
III finestra – HISTORICI – con Quinto Curzio, Giovanni Antonio Campano e Sallustio;
IV lunetta – ASTROLOGI – con Albumasar e Tolomeo;
IV finestra – ORATORES – con Cicerone, Quintiliano e Plinio;
V lunetta – POESIA – con Giovenale e Ovidio;
sulla parete orientale
VI lunetta- POESIA – con Virgilio e Omero;
VII lunetta – GRAMATICA – con Sipontino e Prisciano.
Tra le lunette sono indicati i titoli delle discipline e gli emblemi di alcune città legate al committente: Perugia, Roma, Siena e Todi. Al di sotto, tre piccoli quadri policromi raffigurano: San Pietro, San Paolo e Seneca. L'ampia volta è decorata da due medaglioni con il monogramma bernardiniano e lo stemma Albèri.
Al repertorio dell'ars illuminandi appartiene la curiosa immagine della scimmia con gli occhiali intenta a leggere un libro aperto con l'acuto motto LEGERE ET NON INTELLIGERE EST NEGLIGERE / BONA DIES.
Il contenuto della Libreria Albèri è andato purtroppo disperso nel corso dei secoli e successivamente l'ambiente fu utilizzato come cappella privata e sacrestia dei vescovi. La decorazione dipinta venne celata e fu riscoperta sotto l'intonaco bianco nel 1890 in occasione dei restauri della cattedrale.
Il recente intervento, curato dalla Soprintendenza BSAE dell'Umbria, ha ripristinato la connotazione originaria e l'interessante decorazione pittorica di questo peculiare ambiente, unico esempio – probabilmente – oltre alla Libreria Piccolomini, di biblioteca annessa a una chiesa cattedrale. Nella Libreria sono esposte alcune importanti testimonianze relative alla storia decorativa della Cappella Nova e alla composizione della biblioteca del canonico umanista.
Le vicende orvietane di Luca Signorelli sono documentate dal primo incarico ricevuto dall'Opera del Duomo per decorare le vele delle volte (1499); dalla memoria del secondo contratto per il completamento del ciclo pittorico (1500); da alcune registrazioni di spesa per colori e altri materiali; dal verbale del consiglio comunale con la decisione di far realizzare il dipinto raffigurante Santa Maria Maddalena che sarà poi collocato nella Cappella Nova. Infine, il Diario di ser Tommaso di Silvestro (1482-1514), notaio e canonico della cattedrale, descrive il clima inquieto della Orvieto di fine secolo illustrando in chiave apocalittica un evento celeste verificatosi il 29 settembre del 1499.
Un documento sui generis oltre che "una tegola per la critica" è il mattone dipinto con i ritratti di Luca Signorelli e del camerlengo dell'Opera del Duomo Niccolò d'Angelo.
Provengono dalla raccolta Albèri, come indica la presenza dello stemma dell'arcidiacono, il prezioso Salterio manoscritto e la selezione dei rari incunaboli di argomento giuridico.