I sotterranei del Duomo di Orvieto
Le grandi volte sotto la nave traversa
Il vasto spazio di circa 795 mq che attraversa la cattedrale al disotto del transetto e della tribuna fu ristrutturato da Paolo Zampi, ingegnere dell'Opera del Duomo, nel periodo dei grandi restauri ottocenteschi della cattedrale allo scopo di ricavarne depositi e magazzini a servizio del cantiere della Fabbrica costantemente attivo. Tra il 1887 e il 1904 fu redatto il progetto di recupero e avviato il lavoro per la realizzazione dei pilastri e degli archi ispirati alle caratteristiche architettoniche del monumento.
Negli ambienti così ricavati furono collocati gli strumenti e gli utensili provenienti dal secolare cantiere, i materiali e le apparecchiature ancora in uso nelle manutenzioni e tutti quei manufatti di risulta rimossi in occasione dei restauri che in varie epoche hanno interessato l'edificio.
Questa stratificazione costituisce un'ulteriore attrattiva di questo spazio suggestivo e riservato che custodisce inoltre la memoria dell'originaria configurazione architettonica del duomo prima dell'intervento di Lorenzo Maitani (attivo a Orvieto dal 1310ca al 1330), che modificò l'impianto della tribuna e del transetto. È infatti visibile, al disotto delle due grandi cappelle laterali - Cappella del Corporale e Cappella di San Brizio - la parte inferiore dell'ultima cappellina semicircolare che completava la sequenza sul fianco destro e sul fianco sinistro della struttura primitiva e che fu inglobata nei contrafforti addossati al transetto.
Inoltre, l'ultimo ambiente che precede l'uscita sul lato settentrionale e che si trova al disotto della Cappella del Corporale conserva tracce del suo originario utilizzo come oratorio dedicato a san Martino, sede della omonima confraternita. Gli affreschi frammentari ancora presenti sulle due pareti laterali illustrano: a destra la Madonna in trono con Bambino affiancata dai Santi Pietro e Paolo e da un santo vescovo, forse San Martino di Tours; a sinistra la figura di una santa martire e di un santo in veste di cavaliere, forse identificabili con Santa Cristina e San Giorgio. Nonostante il degrado e le alterazioni, le figure esprimono piena aderenza ai moduli stilistici del tardo Trecento orvietano. Al centro della volta spicca il monogramma dell'Opera del Duomo (OPSM per Opus Pium Sancte Marie) racchiuso in una grande raggiera dorata di epoca rinascimentale.
L'evento straordinario del Giubileo ha accelerato il processo di recupero di questi ambienti finalizzato all'allestimento di un "Museo del Cantiere" dedicato alla fase costruttiva e decorativa della cattedrale e soprattutto al costante lavoro di manutenzione e rinnovamento, missione istituzionale della Fabbriceria a cui da secoli è affidata la cura e conservazione del prezioso monumento. In questa prospettiva, sono state lasciate in sito alcune testimonianze di questo straordinario patrimonio storico, artistico ed etno-antropologico che senza dubbio meritano di essere conosciute e valorizzate.
Nell'ambiente di ingresso sono depositate le antiche porte lignee del Duomo, ante monumentali rimosse nell'agosto 1970 per lasciare il posto alle sculture di bronzo realizzate da Emilio Greco; e inoltre un rilievo marmoreo del 1830 che raffigura il cardinale Cesare Guerrieri Gonzaga che dona il ponte dell'Adunata alla città di Orvieto, realizzato per iniziativa di cittadini orvietani a titolo di riconoscenza nei confronti dell'illustre prelato che aveva procurato i finanziamenti per la ricostruzione del ponte dell'Adunata sul fiume Paglia. Qui trovano spazio anche: morse, estrattori, trapani a corda, squadre, seghe da legno e da pietra, carrucole e torchi; nonché il fastigio in gesso con lo stemma del Comune di Orvieto e simboli funerari.
Nelle nicchie dell'ampio corridoio centrale sono accumulate diverse tipologie di materiali lapidei immagazzinati all'esito dei restauri della cattedrale: conci provenienti dal paramento murario antico; doccioni zoomorfi per il deflusso dell'acqua piovana dal tetto, smontati e sostituiti perchè danneggiati e non più utilizzabili; frammenti di cornici e di altri elementi architettonici; scorte di pietre e marmi per le manutenzioni; lastre e lapidi marmoree; decorazioni a stucco provenienti dagli altari laterali del duomo rimossi alla fine dell'Ottocento; due maestose mensole lignee delle antiche capriate del tetto; gli stendardi con le insegne del Comune di Orvieto e dell'Opera del Duomo utilizzate fino agli inizi del XX secolo nelle cerimonie più solenni celebrate in cattedrale. E poi ancora ganci, corde e funi per ogni diversa necessità, argani su ruote e altri utensili di antica foggia, come il cosiddetto ‘carro matto' per il trasporto manuale pesante.
Costituiscono reperti di grande interesse i tre grandi fossili, probabilmente ossa di cetaceo, già documentati presso la "Casa dell'Opera" dal 1873. Non si conosce la collocazione precisa e la valenza ad essi attribuita, ma senza dubbio per la loro antichità e rarità furono conservati come preziose e curiose ‘reliquie'. È noto che analoghe testimonianze - chiamate spesso "costole di drago" - sono state in alcuni casi esposte con valore apotropaico all'interno di chiese e santuari come simbolo della vittoria sul male e sul demonio identificato nel mostruoso animale leggendario sconfitto da san Giorgio, san Mercuriale e altri santi ‘guerrieri'.
Nell'ambiente di uscita, antico oratorio di San Martino, viene data l'opportunità di vedere da vicino gli stendardi che ogni anno sfilano in occasione della processione del Corpus Domini. I primi sei furono realizzati tra il 1931 e il 1933 dall'artista toscano Gino Frittelli (1879-1950) e raffigurano: La Messa e il miracolo di Bolsena; Papa Urbano IV riceve il Corporale dalle mani del vescovo al ponte di Riochiaro; Urbano IV mostra al popolo orvietano il Corporale; San Tommaso d'Aquino riceve l'incarico di scrivere l'officio del Corpus Domini; Il Crocifisso parla a san Tommaso: «Bene de me scripsisti, Thoma»; Urbano IV con s. Tommaso e s. Bonaventura istituisce la solennità del Corpus Domini. L'ultimo stendardo, firmato e datato 1962, è di Maria Luisa Brazzetti (1921-2011) e raffigura Il vescovo di Orvieto Francesco Pieri con il papa Pio XII.
Ai lati della porta sono stati collocati due basamenti marmorei con lo stemma dell'Opera del Duomo e la data incisa 1608 appartenenti al gruppo scultoreo dell'Annunciazione di Francesco Mochi già collocato nella tribuna della cattedrale e oggi esposto insieme alle statue degli Apostoli presso la chiesa di Sant'Agostino, sede distaccata del MODO.
Per la prima volta aperte al pubblico, le grandi volte sotterranee del Duomo accoglieranno nel silenzio e nella penombra i pellegrini del Giubileo per compiere con il necessario raccoglimento il cammino materiale e spirituale di avvicinamento alla Sacra Reliquia che li attende nella Cappella del Corporale e accedere al dono dell'Indulgenza concessa per questo evento straordinario.
INGRESSO LIBERO
Informazioni: Opera del Duomo di Orvieto
tel. 0763.342477