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Duomo - Cappella di San Brizio
Elemento centrale della visita al M.O.D.O., la Cappella Nova o di San Brizio, situata all'interno del Duomo di Orvieto, esprime, con la sua "opulenza figurativa" (J.Riess), una concezione spaziale e decorativa profondamente diversa rispetto all'interno sobrio e spoglio della Cattedrale, e costituisce una delle testimonianze più rappresentative della pittura rinascimentale italiana.
Il nuovo, importante elemento architettonico - una cappella in onore dell'Assunta chiamata Cappella Nova - venne aggiunto nel fianco destro del Duomo tra il 1406 e il 1444. E' conosciuta anche come Cappella della Madonna di San Brizio da quando vi fu trasferita nel 1622 l'antica icona della Madonna di San Brizio che tuttora si trova presso l'altare maggiore: una tavola di stile bizantino, enigmatica quanto a datazione e attribuzione, in cui è raffigurata su fondo oro la Vergine in trono con il Bambino, affiancata dagli Angeli e sovrastata dal volto di Cristo. La struttura fu costruita a ridosso del lato meridionale del transetto, nel luogo dove sorgeva una cappellina dedicata ai Magi e la "sacrestia vecchia", inglobando nelle due pareti laterali gli speroni e gli archi rampanti eretti al tempo di Lorenzo Maitani, e fa da pendant con la Cappella del SS.Corporale.
Malgrado la letteratura sul Duomo sia discorde sull'identificazione dei finanziatori dell'impresa (la Curia Romana, i Medici o signori locali) sicuramente vi prese parte la famiglia Monaldeschi (come ricordato dagli stemmi negli angoli della vela delle Vergini) con lasciti erogati nel 1462, '94, '98. La decorazione della Cappella fu comunque realizzata sotto l'attento controllo e con fondi propri dell'Opera del Duomo, come testimonia, ancora oggi, lo stemma della Fabbrica collocato sull'arco d'ingresso.
Per la decorazione delle volte e delle pareti l'Opera del Duomo diede inizialmente incarico al frate domenicano Giovanni da Fiesole (1395-1455), noto come il Beato Angelico, già famoso come artista della corte pontificia. Il contratto venne stipulato nel giugno del 1447 e prevedeva la presenza del pittore presso il cantiere orvietano durante i mesi estivi fino al compimento del ciclo pittorico; tra gli aiuti dell'Angelico figurava il giovane Benozzo Gozzoli (1421-1497), futuro artefice degli affreschi della chiesa di San Francesco a Montefalco.
L'angelicus pictor iniziò la decorazione dalla volta della crociera sopra l'altare. Nella vela che sovrasta l'altare dipinse il Cristo Giudice, assiso in trono con i simboli iconografici del Pantocrator e contornato da schiere di Cherubini, Serafini, Troni e Angeli, e in quella alla sua sinistra i Profeti (PROPHETARUM LAUDABILIS NUMERUS). Alla bottega dell'Angelico è da attribuire anche la decorazione dei costoloni con motivi floreali e vegetali e delle cornici delle vele con ritratti all'interno di medaglioni.
Alla fine dell'estate del 1447, come previsto, l'artista sospese i lavori per tornare al cantiere vaticano: in realtà, ad Orvieto non fece più ritorno lasciando incompiuta la grande impresa.
Dopo vani tentativi e lunghe trattative con i più famosi pittori dell'epoca, compreso il Perugino, l'opera iniziata dall'Angelico fu ripresa e portata a termine cinquant'anni più tardi da Luca Signorelli (1445-1523). Il cortonese, definito dai documenti "famosissimus pictor in tota Italia", fu ingaggiato nel 1499 per completare la decorazione delle volte sulla base dei disegni dell'Angelico.
Iniziando dalla campata interna, e riprendendo il progetto del suo predecessore, dipinse la vela alla destra del Cristo Giudice con le immagini degli Apostoli e della Vergine (GLORIOSUS APOSTOLORUM CHORUS) e la vela di fronte con le figure di angeli che recano i Simboli della Passione (SIGNA IUDICIUM INDICANTIA). Nella volta della campata verso l'ingresso raffigurò i Dottori della Chiesa (DOCTOR SAPIENS ORDO), i Martiri (MARTYRUM CANDIDATUS EXERCITUS), i Patriarchi (NOBILIS PATRIARCHARUM COETUS) e il Coro delle Vergini (CASTARUM VIRGINUM COHORS), leggibili in questa sequenza partendo da destra.
Un secondo contratto, stipulato il 27 aprile del 1500, impegnava il Signorelli, e i suoi numerosi aiuti, ad affrescare le pareti della cappella. Nel corso dei tre anni successivi presero forma nei lunettoni le scene del Giudizio universale; nella zoccolatura la fitta e fantasiosa decorazione a grottesche, interrotta dai riquadri con gli "uomini illustri" contornati da scene tratte dalle loro opere; nel basamento figure mitologiche di tritoni e nereidi, simili a lastre di sarcofagi classici.
L'assetto attuale della Cappella è il risultato di una serie di trasformazioni che includono rifacimenti, opere di manutenzione, restauri, fino agli ultimi restauri del 1989-96, i quali hanno interessato la struttura muraria e soprattutto il ciclo pittorico col duplice obiettivo di migliorare le condizioni climatico-ambientali della Cappella e di ristabilire i toni originali dei colori, riportando anche alla luce parti inedite degli affreschi dietro l'altare e all'interno di un'intercapedine nella parete occidentale.