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Collezione Palazzi Papali - Pianoterra - Galleria degli Affreschi
La serie di affreschi ospitati a pianoterra nella collezione dei Palazzi Papali riveste un notevole interesse. Comprende frammenti del XIV e XV secolo riconducibili alla "grande officina" orvietana, che documenta da un lato l'alunnato e talvolta gli autonomi sviluppi (Andrea Di Giovanni) di molti artisti formatisi presso il cantiere del Duomo sotto la guida di Ugolino di Prete Ilario, dall'altra l'influenza e la diffusione, negli ultimi decenni del Trecento, del linguaggio pittorico orvietano in varie zone dell'Italia centrale. Restaurati a partire dalla metà degli anni Ottanta dal Laboratorio Dipinti Murali dell'Istituto Centrale per il Restauro, per la prima volta sono fruibili come excursus organico cronologicamente e stilisticamente selezionato.
Ambito orvietano
Madonna col Bambino Santa Caterina d'Alessandria e San Giovanni Evangelista
inizio del XIV secolo
affresco staccato; 122 x 100 cm
restauri: ICR, 1986-2007
Dopo il restauro, l'affresco può essere pienamente apprezzato e valutato quale opera di primo Trecento, come testimonia oltre alla condotta stilistica anche la tecnica di esecuzione delle aureole.
Nell'ambito di quella fase cronologica agirono in Orvieto diversi artisti i cui lavori, probabilmente usciti dalla stessa bottega, sono raccolti sotto l'etichetta di "Maestro della Madonna di San Brizio".
Affine a questo gruppo è anche l'affresco in questione che è da assegnare alla stessa mano che dipinse una santa coronata fra due committenti, visibile nella seconda cappella a sinistra nel duomo di Orvieto.
Ambito tuderte
San Giovanni Battista
XV secolo
affresco staccato; 75 x 48 cm
restauri: ICR, 1986-2007
Dipinto murale, assai frammentario, raffigurante il precursore di Cristo, coperto da una pelle di cammello con la mano destra davanti al petto con l'indice proteso in alto.
La testa del Battista è potentemente modellata e sono minuziosamente descritti le ciocche dei lunghi capelli e i riccioli della barba, rossicci.
Particolarmente ricca è l'aureola del santo con due fasce concentriche, l'esterna con una fila di perline e l'interna con rosette a cinque petali.
Una tipologia piuttosto rara in Orvieto, che induce a ritenere che l'autore dell'affresco sia di origine non locale, forse proveniente dall'area tudertina, dove tale motivo risulta invece piuttosto frequente.
Ambito umbro-senese
Madonna dell'ulivo
inizio del XV secolo
affresco staccato; 98 x 84 cm
provenienza: Orvieto, chiesa di San Martino ai Servi
restauri: ICR, 1986-2007
La figura che compare nel frammento è stata identificata genericamente come una giovane santa. In realtà si tratta di una rappresentazione della "Madonna dell'ulivo". Com'è noto il prodigio sarebbe avvenuto ad Assisi nell' agosto del 1399 e vide protagonista un fanciullo che accompagnava il padre nel lavoro dei campi "...all'improvviso il bambino ha un sussulto...all'interno di una pianta d'olivo appare una figura "...tutta di bianco vestita" che gli dice non spaventarsi ed anzi lo invita a recare alla popolazione il suo messaggio.....era la Madonna...".
Il soggetto qui narrato ebbe larga diffusione grazie alla Confraternita dei Bianchi che si recò a Roma per il Giubileo del 1400. E' probabile dunque che il dipinto sia stato realizzato proprio in quell'anno da un pittore di buon livello, forse di origine senese.
Ambito orvietano
Adorazione dei Magi
ultimo quarto del XIV secolo
affresco staccato; 280 x 240 cm
restauri: ICR, 1986-2007
Sebbene frammentaria e gravemente sminuita l'opera possiede ancora l'impronta di un artista di alto livello.
In essa infatti è da riconoscere la mano di un artefice assai dotato ed è sufficiente raffrontarla con l'analogo soggetto dipinto da Andrea di Giovanni (n.7) per rendersene conto.
Qui il respiro della composizione si fa grandioso e le figure sono tratteggiate con estrema raffinatezza ed eleganza.
Per quanto concerne il riconoscimento dell'artista, identificato in passato in Pietro di Puccio, le difficoltà sono notevoli perché nessuno dei maestri noti, da Ugolino al Petruccioli, da Andrea di Giovanni allo stesso Pietro, sembra potersi candidare come artefice di questo piccolo capolavoro che, al momento, preferiamo lasciare nell'anonimato in attesa di qualche fortunata scoperta documentaria.
Ugolino di prete Ilario
(attivo a Orvieto 1356 - 1384)
Santa martire coronata e Santo cavaliere con vessillo
affresco staccato; 57 x (56 + 56) cm
restauri: ICR, 1986-2007
I due frammenti, legati ad una stessa composizione come dimostrano i dati stilistici e le incorniciature, identiche, sono stati assegnati ad un seguace locale del pittore senese Lippo Vanni. In realtà essi rappresentano una testimonianza, di notevole spessore, dell'attività di Ugolino di prete Ilario.
I confronti con le opere documentate del caposcuola orvietano, gli affreschi del Corporale (1357-64) e della Tribuna del Duomo (1370-1380) lo dimostrano pienamente. In particolare, sono i rapporti col ciclo delle Storie Mariane ad essere estremamente convincenti al punto da indicare una datazione all'interno dell'ottavo decennio del XIV secolo.
Andrea di Giovanni
(attivo a Orvieto 1378 - 1420 circa)
Presentazione di Gesù al Tempio
affresco staccato; 108 x 74 cm
provenienza: Orvieto, oratorio di Santa Maria del Carmine.
restauri: ICR, 1986-2007
La scena, ambientata all'interno di un edificio con volte e crociera costolonate e nicchia sullo sfondo, manca di una vasta porzione a sinistra.
Da mettere in relazione con la Natività e dell'Adorazione dei Magi (vedi n.7).
Andrea di Giovanni
(attivo a Orvieto 1378 - 1420 circa)
Natività e Adorazione dei Magi
inizio del XV secolo
affreschi staccati; 190 x (166+166) cm
provenienza: Orvieto, oratorio di Santa Maria del Carmine
restauri: ICR, 1986-2007
Unitamente alla Presentazione al Tempio, le due scene dovevano dar parte di un ciclo dedicato all'Infanzia di Cristo. L'esame stilistico conferma l'attribuzione ad Andrea di Giovanni, pittore orvietano, formatosi con Ugolino di prete Ilario negli affreschi della Tribuna del Duomo dove è documentato tra il 1378 e il 1380.
I tre affreschi si apparentano infatti con numerosi dipinti del maestro, la lunetta del Duomo, la Vergine col figlio sul portale di San Domenico, il ciclo di Belverde presso Cetona e lo "Stendardo dei santi Innocenti" in San Ludovico. Databili ai primissimi anni del Quattrocento.
In una precedente sistemazione i due riquadri erano stati montati insieme ad una rappresentazione della Trinità, in realtà stilisticamente non pertinente (vedi n.8).
Ambito orvietano
Trinità
inizio del XV secolo
affresco staccato; 60 x 60 cm
provenienza: Orvieto, oratorio di Santa Maria del Carmine.
L'opera, di modesta qualità, era stata inserita nel riquadro presente tra i due affreschi con la Natività e l'Adorazione dei Magi (n.7), attribuiti ad Andrea di Giovanni.
Un esame accurato rivela però che il piccolo dipinto non è pertinente al contesto precedente e, anche sotto l'aspetto esecutivo, mostra qualche differenza con l'arte di Andrea e pertanto va riferito ad un suo collaboratore il cui nome va ricercato fra i numerosi pittori senza opere menzionati, fra tardo Trecento e primo Quattrocento, nelle carte d'Archivio.
Ambito orvietano
Annunciazione
inizio del XV secolo
affresco staccato; 195 x (116 + 116) cm
provenienza: Orvieto, chiesa di Santo Spirito al Tamburino.
Sostanzialmente centrati sono i riferimenti a Ugolino di prete Ilario e a Pietro di Puccio notati dalla Garzelli.
In particolare si può notare la bella cassapanca al lato del letto della Vergine che deriva puntualmente da quelle più volte rappresentate nel ciclo mariano della Tribuna del Duomo, mentre nell'impianto generale l'opera si apparenta all'Annunciazione di Pietro di Puccio nella Chiesa del Carmine, datata 1394.
L'esuberante decorazione che caratterizza la scena induce però a datare il dipinto ai primi anni del XV secolo.
Pietro di Nicola Baroni
(attivo a Orvieto 1447 - 1484)
Cristo in Pietà tra San Pietro Parenzo e San Faustino
1468
affresco staccato; 105 x 200 cm
iscrizioni: IN ISTA CASSA R[E]/CONDITA SUNT CORP[O]/RA SANCTORUM MARTIRUM FAUST/[INI] ET PETRY PARENS[I]/ QUORUM MERITIS INTER/CESSIONIBUS DEUS [CIVITATEM]/ HANC [ELUIT] [...]
provenienza: Orvieto, duomo, cappella di San Brizio
restauri: Cooperativa CBC, 1996
L'immagine ornava la cappellina dei Corpi Santi, a destra nella Cappella di San Brizio, e fu eseguita nel 1468 da Pietro di Nicola Baroni. In seguito, essa fu occultata da una parete sulla quale Luca Signorelli dipinse la Pietà e i santi Faustino e Pietro Parenzo. L'affresco, di cui si conosceva l'esistenza attraverso la documentazione d'archivio, è stato recuperato nel corso degli ultimi restauri della Cappella.
Ambito orvietano
Santo Eremita
inizio del XV secolo
affresco staccato; 103 x 47 cm
restauri: ICR, 1986-2007
Il santo anacoreta rappresentato nel piccolo affresco è stato identificato con san Macario d'Egitto.
L'opera è da assegnare ad un artista orvietano attivo nei primi decenni del XV secolo che agisce in parallelo con la bottega di Pietro di Nicola Baroni.
Ambito di Pietro di Nicola Baroni
Madonna col Bambino
seconda metà del XV secolo
affresco staccato; 99 x 58 cm
restauri: ICR, 1986-2007
L'opera in discreto stato conservativo, rappresenta il tradizionale gruppo della Vergine col Figlio.
La posa bloccata e frontale dei due personaggi farebbe pensare che l'autore volesse, in qualche modo, rifarsi ad un'immagine molto più antica, forse un'icona medievale.
Dal punto di vista stilistico l'affresco si può inserire senza troppe difficoltà nell'ambito della produzione locale, successiva all'attività dell'Angelico per il Duomo e, sebbene prossimo ai lavori che formano il corpus di Pietro di Nicola, se ne distacca per una maggio finezza di modellato e per una più tenera resa cromatica.
Ambito orvietano
San Giuliano
secondo quarto del XV secolo
affresco staccato; 173 x 64 cm
provenienza: Orvieto, via Carducci, edificio già di proprietà Viti
restauri: ICR, 1986-2007
La valutazione stilistica del dipinto, in buono stato di conservazione, spinge a ricercarne l'esecuzione entro il secondo quarto del XV secolo, in momento di transizione della pittura orvietana, circoscrivibile tra l'arrivo in città di Gentile da Fabriano (1425) e prima del soggiorno dell'Angelico di circa vent'anni dopo.
La figura del santo cavaliere è ancora pienamente calata nel contesto tardogotico, sia per quanto concerne l'abbigliamento, di raffinata eleganza sia per la scarna ambientazione, affidata al breve pavimento marmoreo striato di rosso e di verde. Probabile esito della bottega di Pietro di Nicola ancora sotto l'influenza gentiliana.